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RASSEGNA DELLE GITE ESCURSIONISTICHE ORGANIZZATE DA SERGIO OLLIVIER

In questo sito ho raccolto le molte gite escursionistiche che in venticinque anni di attività come organizzatore di gite a piedi avevo allestito per il Club Alpino XXX Ottobre di Trieste e qualche altra associazione similare. Spero che possa essere di qualche utile suggerimento per chi ama andare a camminare alla scoperta di luoghi e sentieri che ancora non conosce.

Vent’anni fa, cronaca di una gita

Piccola cronaca di una calda domenica gelida.

Domenica 6 gennaio: Epifania. Da tempo aspettiamo questo giorno; meta prefissata una gita sciatoria a Cima Sappada. Due i pulmann che un po' pretenziosamente sono stati prenotati, ma non è stato facile raccogliere cento ardimentosi disposti a affrontare una probabilmente gelida domenica sulla neve. Il freddo meteorologo e una sempre più diffusa freddezza nei rapporti umani hanno un po' rallentato le adesioni. Anche lo stimolo di un'abbinata gara di slalom gigante non sembra aver commosso i più. Comunque, coinvolgendo il mio gruppo Arbitri, il Palazzo di Giustizia , l'Itis e i vari amici e conoscenti, i due pulmann sono finalmente completi.
Inasprimento del freddo nell'immediata vigilia, i meno stoici che vogliono disdettare all'ultima ora, il conseguente probabile bilancio in rosso, contattare, predisporre, organizzare. "Mio Dio, quante preoccupazioni", ma ormai è troppo tardi per rinunciare, proviamo a andare avanti e speriamo bene.
Ore 6, notte fonda: ritrovo nel punto classico in quel del Foro Ulpiano. "Però, nonostante tutto, guarda in quanti siamo qui. Allora, alla fine, sono venuti quasi tutti" mi comunica con sollievo l'organizzatore. Qua e là, però, si levano gemiti tra lo sbigottito e il disperato: "Otto gradi sotto zero? Ma siamo matti a andare? Si morirà dal freddo!" Nel pensiero generale Cima Sappada ci appare più lontana e desolata della steppa siberiana.
Ma via, i pulmann sono già qui, la gente anche, rassegnamoci a caricare gli sci, il thermos bollente, qualche altro mezzo di sopravvivenza e andiamo. Ormai siamo in ballo e non ci resta che ballare. E allora salgo, cerco di sedermi vicino a quelli che più conosco, mi sistemo: siamo pronti? Si parte. Il pulmann corre veloce, immerso nel buio gelido circostante: sembra quasi simile al caldo guscio materno che ci protegge, noi nascenti sciatori, dall'inospitale mondo esterno. Passa il cassiere della gita, mano al portafoglio. Pago il posto e mi fa "prende anche lo ski-pass?" Ma sì, lo faccio. "S'iscrive anche alla gara?" mi domanda; tergiverso, non so, non ne ho mai fatta una. Sento tutto lo strano timore e fascino che mi danno le cose mai provate, ma alla fine dico di sì. Palmanova, Udine, tappa a Villa Santina: scendo, faccio la fila alla ritirata, tento di ordinare qualcosa. "Prendiamo il caffè insieme?" mi fa quel segretario che sul lavoro mi è sempre parso un tantino sostenuto. Guardo l'orologio: è proprio l'ora in cui di solito l'incontro nel bar del mio posto di lavoro. Accetto, chiacchieriamo un po', bevo il caffè che mi ha offerto: chissà perché questo mi sembra molto più buono. E poi via, l'organizzatore dà le ultime precisazioni, la strada è sgombra, sembra che finora tutto sia ben predisposto, speriamo bene!
Ecco siamo arrivati; evviva, ma che bella è la neve! Scendo dal pulmann, recupero con fatica scarponi e gli sci, anche lo ski-pass è a posto, tento la sortita. Mi accorgo che sto quasi tremando: sarà per il gran freddo o per l'emozione per questo pettorale di partenza che ho dovuto indossare? "Scusi, una domanda: quanti gradi abbiamo?" "Meno 24" mi risponde quasi con orgoglio un addetto agli impianti; rabbrividisco ancora di più al solo pensiero. "Ma chi me l'ha fatto fare? mi domando, ma cerco di resistere. Si va avanti: seggiovia, il giro di prova sulla pista che è troppo pendente, il freddo, l'emozione, qualche altra sensazione. Fra pettorali sconosciuti scorgo quello di un amico: ci rinfranchiamo un pò, cercando di rincuorarci a vicenda.E' il momento della gara: risalgo in seggiovia, scendo , freno, provo a curvare, mi raggruppo, aspetto ansiosamente che venga il mio turno. "Pronto? Via" mi avvio e scendo, scendo meglio e più veloce che posso, che emozione! Sbando un po', miracolosamente recupero e finalmente sono arrivato in fondo: ora sono contento, ce l'ho fatta, sono salvo. "Qual è il mio tempo?" domando con curiosità, ma poi mi accorgo che non m'interessa poi tanto.
Però, ma che freddo che fa! Ci ritroviamo quasi tutti al bar del paese. Si brinda fra di noi a base di punch, si discute della gara e delle difficoltà del percorso, ci si sfotte a vicenda, ma senza malizia: c'è parecchia allegria fra la gente. Pranziamo: non male, ma ora che si fa? Ma andiamo avanti perdiana! I -20 gradi sembrano adesso una sciocchezza per questi temprati eroi siberiani, e poi c'è lo ski.pass che è costato parecchio, quella pista che ancora non conosco, gli amici che m'invitano a sciare con loro. Come si può rinunciare a questo per un po' di freddo? Vuol dire che mi riscalderò domani in ufficio.
Ore 16.30, tutto è andato molto bene, andiamo, la corriera sta per partire. "Hai visto? La Triestina ha pareggiato in trasferta; e tu come sei arrivato?" Mi viene chiesto. No, non sono arrivato fra i primi, ma la medaglietta che ho ricevuto mi pare bellissima, e poi forse la prossima volta andrà meglio.
E questo organizzatore che si dà ancora da fare, propone adesso la classica tombola a premi. Compro volentieri due cartelle, segno i numeri usciti, che suspence, me ne manca uno per la tombola. Peccato, non ho vinto, ma non importa. Sto sentendomi a mio agio, sto quasi divertendomi.
Sosta a Gemona, si mangia la pizza. Mentre mangio, osservo: quanto oggi mi sembrano diversi dal solito i vari colleghi e conoscenti: hanno perfino pensato di fare una tavolata generale, tutti assieme.
Risaliamo nel pulmann per l'ultimo strappo. C'è ancora una trovata: un torneo di barzellette. No, non voglio partecipare, ho un po' di riguardo. "Ah, che bella è questa" - "questa non l'ho mai sentita" E quel cancelliere di solito sempre così serio, che bene ha raccontato la sua. Però, non potrei tentare anch'io, dicendo quella che l'altro giorno mi era tanto piaciuta? Ma sì, vado, trovo il coraggio d'iniziare e perfino riesco a non impappinarmi nel finale: è piaciuta anche agli altri, mi sorridono amichevolmente, mi considerano uno di loro. Ora sento caldo, sarà forse il riscaldamento eccessivo, o forse qualche bicchierino di troppo, o chissà cos'è.
"Dove siamo?" mi domanda il vicino. Guardo fuori e vedo il mio mare. "Siamo già arrivati a Barcola" gli rispondo, un po' stupito. Il tempo è passato in un baleno: eccoci di nuovo in Foro Ulpiano, siamo arrivati! Non lo so perché, ma quasi me ne dispiace.
Scendo, raccolgo le mie cose, saluto fraternamente gente che stamattina non conoscevo affatto, e nella sera di nuovo gelida avvio la macchina per il rientro a casa. Il motore borbotta infreddolito, ma il mio cuore invece gira ancora bene: è ancora caldo, caldo.







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