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RASSEGNA DELLE GITE ESCURSIONISTICHE ORGANIZZATE DA SERGIO OLLIVIER

In questo sito ho raccolto le molte gite escursionistiche che in venticinque anni di attività come organizzatore di gite a piedi avevo allestito per il Club Alpino XXX Ottobre di Trieste e qualche altra associazione similare. Spero che possa essere di qualche utile suggerimento per chi ama andare a camminare alla scoperta di luoghi e sentieri che ancora non conosce.

Con Manfredi lungo la Via Alpina


La prima tappa della Via Alpina
IN TRAVERSATA DA LAZZARETTO A PESEK

Sergio Ollivier espone una sua personale versione accompagnando, anche virtualmente, un suo nuovo amico escursionista.

La mia versione parte dal presupposto che il gitante abbia intenzione di raggiungere Trieste con il treno e che sia attrezzato anche per dormire in tenda. Comunque, con minime variazioni al programma, sarà eventualmente possibile servirsi di un'auto d'appoggio e con essa provvedere alla sistemazione logistica negli alberghi, affittacamere, o agriturismi che s'incontrano numerosi lungo il cammino.

Mi rivolgo a te, amico escursionista, vuoi che andiamo a fare insieme questa camminata? Segui con me questo bel percorso che ti propongo e ti farò conoscere una notevole parte del mio Carso triestino. Spero che ti piacerà. Per cominciare…Bisogna che tu raggiunga Trieste il giorno prima dell'inizio della nostra traversata. Arrivando abbastanza presto possiamo fare pure un giro in visita al centro di Trieste. Per raggiungere Muggia dovremo prendere l'autobus urbano n° 20 (procurati il biglietto in un'edicola), oppure, se il tempo che hai a disposizione te lo consente, percorreremo a piedi le belle rive di Trieste, ammirando inoltre la grande e nobile piazza Unità d'Italia e raggiunto il molo Bersaglieri, prenderemo la motobarca "Delfino Verde": sarà bello per te poter contemplare dal mare un buon tratto della costa triestina. Doveroso poi fare un giretto in visita al centro di Muggia, la prima cittadina di stampo veneto che incontra chi intende visitare il litorale dell'Istria. Vai nella centrale piazza Marconi, gira per le strette calli, scendi al porticciolo, guardati attorno. Potresti anche scegliere di dormire a Muggia, ma ti suggerisco invece di prendere l'autobus n° 7 e scendere al capolinea, poco prima dell'ex valico di confine italo-sloveno di Lazzaretto-Ankaran. Sei arrivato al campeggio San Bartolomeo dove, da maggio a settembre, troverai sempre buona accoglienza e potrai facilmente sistemare la tenda con tutte le tue cose, che fedelmente ti accompagneranno nel tuo cammino. Tempo atmosferico permettendo, forse, come strana ma piacevole variazione sul tema del trekking, ti potrà arrecare soddisfazione una sana nuotata extraconfinaria nel mare Adriatico. Il semplice ristorante del campeggio, ti può risolvere, senza eccessiva spesa, il problema della cena. Ti auguro una tranquilla nottata rigeneratrice, perché domani ci sarà da camminare parecchio.

Domenica 31 maggio 2009. Forse è meglio che ci alziamo prestino: direi verso alle 6, non è troppo presto per te, vero? Oggi cammineremo per circa 8 ore e dovremo superare in totale 1200 metri di dislivello in salita. E ' un peccato che non possiamo procedere con più calma, magari dividendo in due giorni questa tappa (ottima sarebbe una sosta supplementare al campeggio che troveremo a Ospo), ma.. Hai fatto colazione, smontato la tenda, preso il tuo pesante zaino? Sei pronto? Saluta il mare Adriatico e partiamo.

Vedi, partendo da Lazzaretto ci sono tanti modi per dare inizio a questa escursione; sono tutti ben segnalati. Riassumendo: il segnavia cerchiato biancorosso fa parte della traversale n°1 slovena che si concluderà a Maribor, poi c'è la "Vertikala" biancoazzurra che conduce verso Tarvisio e infine il segnavia rettangolare biancorosso della locale traversata muggesana. Purtroppo tutte risentono dell'urbanizzazione della zona e costringono a parecchi tratti asfaltati. Superato un centro ippico, io voglio condurti invece subito dopo lo smantellato confine, dove parte una stradina che risale la dolce valle di San Bartolomeo. E' una maniera ottima per iniziare, perché la salita non è ripida, il passaggio veicolare inesistente e il panorama, diventando sempre più ampio, ci ripaga della levataccia. Siamo arrivati all'ex-valico di Chiampore: qui fino a fine 2007 si poteva passare solo con uno speciale lasciapassare. L'abolizione del confine ci consente di accedere al punto più alto, il "monte" San Michele, quota 197 metri. Per raggiungerlo basta mirare all'inevitabile, enorme antenna televisiva. Siamo arrivati ai prati della cima, ti piace il panorama? Da qui puoi vedere tutto il percorso che faremo oggi. Laggiù, in fondo, sull'altura che chiude a nord l'orizzonte, si vede il luogo dove arriveremo stasera. Ti prego, non ti spaventare dalla distanza, vedrai che ce la faremo. Potremmo proseguire subito in direzione del paese che vedi più prossimo a noi, Santa Barbara, ma credimi vale la pena di allungare di 1 km. la nostra camminata, perché non posso farti perdere una puntatina a Muggia Vecchia, alle sue mura e al suo santuario. Tira fuori la macchina fotografica, il panorama che si apre sul golfo di Trieste è fra i migliori che ti possiamo offrire. La chiesa poi è antichissima (9° secolo, sempre aperta): andiamo a vedere i suoi affreschi, che gli esperti dicono risalire al Trecento e diamo una sbirciatina anche all'area di fronte, dove scavi abbastanza recenti hanno recuperato e valorizzato resti di abitazioni medioevali. E' quanto poco rimane della Muggia vecchia: qui i nostri antenati abitavano e si difendevano prima della decisione di scendere al più redditizio mare. L'entrata della Slovenia in Europa ha restituito al libero transito tutta questa zona, una volta rigidamente interdetta. Durante la nostra prima giornata resteremo sempre vicino al confine e avremo spesso come segnavia i cippi. Vedrai, ti piacerà. Vedi la tabella un po' intimidatoria "a 2 metri il confine" ? Da poco, la gente del posto, che per un paio di metri faceva parte del territorio italiano, può ora recarsi liberamente nel suo cimitero, che si trova 200 metri oltre l'ex-confine. E' stato un importante passo in avanti per i muggesani e anche per noi escursionisti. Per evitarti fatiche inutili, non ti faccio scendere a valle: restando in alto siamo costretti all'asfalto, ma qui il traffico è scarso, l'ambiente distensivo e la vista sempre piacevole. Vedi quante belle ville che sono sorte nei piccoli abitati della dorsale? Il tenore di vita sta diventando piuttosto alto, qui in Slovenia. Superato il borgo di Crevatini, prendiamo a sinistra e, passando in località Premanzano, rientriamo in Italia. Qui c'era l'ex valico secondario di Santa Barbara che a noi locali ci serviva per evitare le interminabili file estive ai valichi di frontiera internazionali. Visitiamo il paese che è piccolo e appartato, comodamente collegato a Muggia dall'autobus n° 32. In verità, ufficialmente la Via Alpina inizia da Muggia e sale direttamente a Santa Barbara, ma spero, anche se così facendo ti ho costretto a 1 ora supplementare di cammino, che ne sia valsa la pena iniziarla da Lazzaretto perché ho potuto farti conoscere anche un della bellezza della territorio muggesano. Ti risparmio la pur breve salita al punto più alto, dove da troppo tempo sono fermi gli scavi di recupero del preistorico castelliere di Elleri. Sarebbe auspicabile un progetto transfrontaliero (magari con gli stanziamenti europei) per recuperare l''importante zona archeologica. Lasciamo Santa Barbara e seguiamo la carrareccia segnalata, che ci porterà in veloce discesa all'ex valico internazionale di Rabuiese. Dopo una cava d'arenaria semi abbandonata, ti faccio notare questo ponticello che scavalca quello che era la sede dismessa della ferrovia Trieste-Parenzo, la famosa "Parenzana". Mentre da noi il transito è ormai compromesso dall'urbanizzazione, ti suggerisco come tema per un'altra camminata, di attraversare l'Istria interna seguendone il bellissimo tracciato che è stato in gran parte recuperato quale magnifica pista ciclopedonale. Ecco, siamo arrivati alle abbandonate strutture confinarie di Rabuiese-Skofjie. Come vedi la zona è stata alterata dall'inevitabile passaggio della grande viabilità, monopolizzata da infrastrutture turistiche e da un frequentatissimo casinò. Tiriamo subito avanti, è meglio. Passiamo fra i campi per salire direttamente a Plavje. Anche questo paese era attraversato da una scorciatoia stradale secondaria che ci consentiva a noi triestini di evitare le immense file d'automobili nel periodo delle ferie estive. Se hai letto il programma ora dobbiamo salire verso Antignano, che si trova lassù in alto, arroccato in cima al suo colle. Conviene che seguiamo la strada asfaltata, anche se si potrebbe scegliere una carrareccia alternativa. Per fortuna il traffico è inesistente e il solitario ambiente è molto rilassante; grazie alla costante salita, abbiamo guadagnato senza troppa fatica ben 300 metri di dislivello. Antignano (Tinjan in sloveno) è un antico paese che ha sofferto molto dell'emigrazione, ecco il motivo delle case molto degradate. Guarda però la bianca chiesa di San Michele: è stata restaurata a spese dei paesani. Peccato per l'ingombro estetico dell'antenna, ma è inevitabile visto che il posto è fin troppo dominante tutt'intorno. Ti porto al miglior belvedere del paesetto; ti piace? Da qui lo sguardo riesce a spaziare sul nostro splendido golfo. Nella punta estrema a sinistra si vede fino alla bella Pirano, poi c'è tutto il litorale sloveno, con Capodistria e il suo porto (è l'unico della Slovenia) e per finire l'intero golfo di Trieste con il suo anfiteatro costiero e l'inizio della laguna veneta. Talvolta sullo sfondo si riesce perfino a intravedere le Alpi Orientali. Lo strano sperone che divide il golfo è proprio la penisola muggesana che abbiamo appena visitato. Incantevole, vero? Vuoi che proseguiamo? Dobbiamo ora scendere nella vallata del rio Ospo; seguiremo il segnavia biancorosso n°1 della trasversale slovena. L'imponente squarcio che vedi sul versante opposto è stato provocato dalla sorgente del rio Ospo. E' uno dei più tipici fenomeni del mio Carso e un piccolo paradiso per i più bravi arrampicatori. Scendiamo in fondo alla bella valle e fermiamoci un po' nel campeggio del piccolo paese. Se avevi a disposizione un giorno in più, ti avrei suggerito di fermarti in questo campeggio che è semplice, ma solare e accogliente. Qui c'è pace, tranquillità, assenza della spesso caotica frequentazione propria dei campeggi della costa. Ospo era un vecchio paese quasi abbandonato ma, come puoi osservare, con l'abolizione del confine e la vicinanza con Trieste e Capodistria e le loro rispettive zone industriali, ora si sta ripopolando. Al di fuori del caratteristico nucleo compatto delle vecchie case addossate alle pareti retrostanti, si nota ora qualche bella villa nuova. Se ti va, con una minima deviazione ti porto a vedere da vicino anche il fondo del grande antro, che era difeso da mura fin dal tempo del pericolo turco. Nei periodi piovosi esce, anche tumultuosamente, il rio Ospo e forma un piccolo lago intermittente. Bene, incominciamo la salita: dobbiamo innalzarci di ben 400 metri di dislivello. Seguiamo sempre il segnavia n° 1: il sentiero guadagna quota, non troppo erto, lungo la ripida parete rocciosa. Non ti sembra d'essere in montagna? Eppure, guarda, quello che vedi laggiù, in fondo, c'è il mio mare! Al prossimo tornante t'invito a affacciarti sul bordo superiore dello squarcio del monte. E' un fenomeno carsico impressionante, vero? Ecco siamo arrivati in cima, dove comincia l'altopiano, che viene usato anche come pascolo. Proseguiamo verso quel paesetto davanti a noi: è Kastelec, Castelli in italiano. Andiamo a trovare Vlado e mamma Maria, sono i proprietari, anzi gli amici, di uno degli agriturismi dove vado più volentieri. Ambiente rurale ma ben tenuto, trattamento semplice ma genuino. Ti consiglio di provare la "jota", il nostro minestrone più tradizionale oppure prova i classici gnocchi con gulasch. Ma, forse sarebbero troppo pesanti per noi, vero? Dobbiamo ancora camminare parecchio! Salutiamo gli amici di Kastelec e incominciamo a seguire questo tratturo. In solo mezz'ora abbiamo raggiunto lo spiazzo davanti al castello di San Servolo. Da più di un millennio è stato sempre oggetto di aspre contese, vista la sua posizione incredibilmente dominante. Più volte distrutto, e' stato ora in parte restaurato per fini turistici. Ci limita nell'accesso l'orario d'apertura del ristorante ricavato nella torre circolare, uno dei più cari della Slovenia. Quando è aperto si può liberamente entrare nel cortile, per affacciarsi sugli spalti e unirsi al coro di meraviglia dei gitanti, incantati dalla bellezza del panorama. Comunque a lato destro del maniero c'è un belvedere che offre egualmente una magnifica vista: tutto il golfo dell'Istria, dalla Croazia fino alla punta muggesana, ma impressiona il grande territorio triestino protetto da un aspro ciglione e occupato dalla città e dalle sue infrastrutture industriali: è la mia Trieste, splendidamente affacciata sul mare e distesa ai piedi del Carso. Temo che non potrò mai più regalarti un panorama migliore di questo ! Il paese che vedi sulla destra è Bagnoli, dove inizia la riserva naturale della val Rosandra: saranno il nostro prossimo obiettivo. Sarebbe interessante poter visitare la vicina grotta di San Servolo, dove una leggenda narra visse in eremitaggio uno dei patroni triestini, ma è accessibile solo su prenotazione. Restiamo sempre vicino all'orlo delle pareti precipitanti; siamo vicini al confine ma ancora in territorio sloveno e fino a poco tempo fa era impensabile poter camminare da queste parti. Ogni tanto affacciati pure ai vari belvedere, la vista è sempre amplissima. Facciamo una piccola sosta sul punto più alto della zona, dove ci sono dei resti di postazioni militari: è il nostro monte Carso e siamo a quota 457 metri. La cima è contornata da un grande castelliere preistorico; l'ammasso di pietre crollate è ancora cospicuo. Ci siamo spostati proprio sopra Bagnoli, dove inizia quel piccolo gioiello che è per noi la val Rosandra. E' strano, vero, l'esistenza di questo piccolo canjon di aspre rocce, confrontato con il vicino mare Adriatico sullo sfondo. Ora facciamo attenzione nella scelta del percorso migliore: per scendere (300 metri più sotto) ci conviene prendere il sentiero segnalato n° 37. Ti sembrerà d'essere in piena montagna, ma non aver timore, il sentiero è tosto ma non pericoloso. Hai visto come abbiamo superato le prime balze rocciose, ti è piaciuta la grotta delle antiche iscrizioni ? Ora però scendiamo con prudenza con questa traccia che ci consente di attraversare il grande ghiaione. Bene, siamo arrivati a Bagnoli superiore; questa costruzione è nientemeno che il spesso citato "rifugio Premuda". Ha perduto ormai il suo scopo alpinistico iniziale, perché molta gente viene qui, attratta dal ambiente naturale e dalla buona cucina dei gestori. Devi sapere che noi triestini amiamo profondamente la val Rosandra: potrei portanti in mille modi alla scoperta delle sue meraviglie carsiche, dei sentieri mai banali, raccontarti gli interessanti fatti storici a essa legati, e tante altre cose, ma visto il poco tempo che abbiamo a disposizione, prendiamo senz'altro il classico sentiero principale. Stiamo percorrendo la "via del sale", la via carovaniera di tanti secoli fa. Guarda le aspre pareti, i ghiaioni, il selvaggio solco scavato dal Rosandra; è' come addentrarci in un piccolo mondo alpino. Qui sulla destra s'intravede la chiesetta di Santa Maria in Siaris che resiste lassù da più di 800 anni. Sul versante sinistro, fra quelle pareti verticali, corre l'ardito tracciato dismesso di una ferrovia, che è diventata meta per gli appassionati del montain-bike e i più tranquilli camminatori. Ecco, sullo sfondo ora è apparsa la cascata; sai è alta 35 metri, raggiungiamola. Ora la natura del terreno cambia e siamo in vista del gruppetto di case di Bottazzo. Le stanno ristrutturando quasi tutte, oltre il ponte c'èra il passaggio di confine agricolo, che una volta ci incuteva timore e interdizione al transito. E' una fortuna che ora possiamo andare dove vogliamo. Ma fermiamoci un po' in trattoria; qui c'erano una coppia di gestori, tali Bepi Zerial e moglie, figure mitiche di riferimento per chi veniva in val Rosandra. Dopo un periodo di stallo, finalmente è stata riaperta e se si riesce a trovare un posto a sedere, si può convenientemente alimentare sia il corpo che lo spirito. Ti sei abbastanza ritemprato? Dobbiamo ora innalzarci di 200 metri, seguendo sentiero n° 1. Siamo arrivati all'ex ferrovia, costruita sotto l'Austria nel 1887. Sarà molto bello il percorrerla, fra un continuo succedersi delle gallerie e i terrapieni. Ma prima, seguimi in una breve digressione, una volta interdetta dal confine. Su questo cocuzzolo a strapiombo sul torrente, c'era un millenario castello del quale non restano che poche mura. Per la sua posizione strategica, era collegato a vista con altri castelli o torri di vedetta. Camminiamo ora sulla pista ciclabile, la vista è ora aperta verso la parte superiore, meno conosciuta, della val Rosandra. Siamo arrivati all'isolato paesetto di Draga, qui finisce la strada ma comunque c'è spesso parecchio movimento. Parecchie sono le case che sono state restaurate e da molto tempo esiste un frequentato ristorante, la "locanda da Mario". Anche qui, certo però non risparmiando, potresti desinare e passare la notte. Consumiamo insieme qualcosa? Io di solito prendo le classiche creme carsoline, vuoi provare? Qualche più spartano camminatore mi critica per queste mie tappe culinarie, ma secondo me, è anche un modo per conoscere un posto nuovo e la sua gente. Lasciamo Draga; ti porto a vedere la vecchia stazione della "Ferrovia Parenzana", che è interessante per il suo puro stampo austriaco, ma stranamente è abbandonata al degrado. Sei stanco? Dobbiamo raccogliere le forze, perché ora ci aspetta un'ultima salita di 300 metri di dislivello. Per salire usiamo questa bella carrareccia nel bosco: finito il bisogno popolare del taglio della legna, in tutto il Carso la vegetazione sta rapidamente riconquistando il suo spazio. Siamo arrivati in località Pesek; poco più avanti si trova l'ex valico confinario internazionale di Kozina, molto frequentato da chi vuole recarsi verso la costa dalmata. Anche a Kozina ci sarebbe un piccolo campeggio, utile per un'eventuale attendamento. Ci conviene fermarci, per una frugale cenetta in pizzeria o, con maggiore spesa, al ristorante dell'albergo Pesek. coraggio, ancora mezz'ora di cammino e arriveremo finalmente alla nostra meta. Quasi, quasi ti porterei al paese di fondovalle, Grozzana, perché c'è una famiglia di apicoltori, gente amica, brava e ospitale, ma forse è meglio che seguiamo direttamente il sentiero n° 3, il nostro prezioso compagno nelle camminate di una volta, se non volevi correre il pericoloso rischio di sconfinare. Ecco siamo arrivati in cima del monte Goli, fine della salita. Fermamoci e facciamo una fotografia, perché il panorama verso il golfo è uno dei più stupendi. E' per me una soddisfazione camminare seguendo i cippi, ho potuto riconquistare intere zone da esplorare. Era un vero disastro per tutti l'esistenza del sofferto confine: guarda che poco che resta della chiesa di san Tommaso, specie se confrontata con il suo curato cimitero: ancora 200 metri e siamo arrivati alla fine del nostro giornaliero cammino. Questa struttura era una delle tante caserme militari costruite a ridosso del confine. Ora è conosciuto come lo "Zeleni center", ossia Centro nel Verde. Dopo il totale abbandono militare del confine di ormai quasi vent'anni fa, si è salvata dal totale degrado solo perché fu assegnata a suo tempo alla Casa dello studente sloveno di Trieste, per farne una colonia estiva. Siamo a 600 metri di quota, l'appartato ambiente è molto gradevole e salutare, il posto ideale per fare le riunioni per gruppi di gente sensibile, con spirito particolarmente predisposto alle riflessioni meditative. Conosco l'attivissimo organizzatore che ci darà un'ospitalità spartana ma decorosa per questa notte; potremmo perfino usare la cucina. Per noi camminatori, credo che è una sistemazione più che adatta alla nostra filosofia escursionistica. Bene...ora che ci siamo sistemati, posso farti una domanda? Ti è piaciuto quello che abbiamo visto durante questa nostra piccola camminata di nove ore? Spero proprio di sì, non sapevo offrirti di meglio. E' il momento di riposare per recuperare le forze residue. Spegni la luce! Buonanotte amico mio, ci rivediamo domani.